domenica 13 gennaio 2019

Una nuova vita.

Dopo essere andata a vedere una mostra che si tiene al 10 piano del grande magazzino Takashimaya a Shinjuku e aver passato un' oretta in palestra (e che palestra..! Prossimamente ve ne parlo), con un po' di fretta assieme a degli amici siamo andati in ospedale a trovare una neo mamma ed nuova vita, che sta qui tra di noi da appena quattro giorni.

Oggi ha fatto davvero freddo.
La mattina per qualche minuto ha perfino nevicato, poi tutto si e` trasformato in una sottile pioggerellina che ha sprazzi ha fatto da sfondo a questa giornata.
Ma nell' ospedale dove siamo entrati c' era un bel calduccio.
La sicurezza era impeccabile. Dopo aver compilato un piccolo foglietto con nome e cognome, ti veniva consegnata una carta magnetica, senza la quale non potevi entrare neppure nell' atrio dell' edificio.
All' entrata su alcuni muri erano raffigurati degli animali sorridenti, poi proseguendo ti trovavi in una grande sala con tavoli e poltroncine. Noi siamo passati oltre, per andare verso gli ascensori.
Poi un' altra porta da aprire con la carta magnetica ed eravamo nel piano giusto.

Era da appena un mese che non vedevo la neo mamma, eppure con il neonato tra le braccia mi e` apparsa completamente diversa.
Era come se gli spigoli che può avere un carattere fossero stati levigati. Era morbida. Radiosa.

Ho pensato che anch' io, anni fa mi sono trovata tra le braccia di mia mamma proprio in quella maniera.
Io in braccio ad una mamma felice e radiosa.
Questo pensiero ha tessuto un filo invisibile nella mia mente, che ha collegato dei ricordi che non ho a mia mamma.
Con un ritardo di più di vent' anni mi e` sembrato di aver compreso qualcosa in più.

piccolo acquisto di oggi

giovedì 10 gennaio 2019

Sono Masa (ma questo lo sapevate già).

"Tokyo-to" foto scattata 1/10/2019
Sono Masa, ma questo lo sapete già. O forse non più.
Ho dimenticato questo blog e l' ultima pubblicazione e` di sei anni fa.
Quando ho ricordato il blog, l' ho riaperto e ci ho trovato delle bozze salvate, che guarda caso sono bene o male allineate a questo periodo dell' anno.
Sono rimasta per giorni con l' idea di volerlo riprende in mano, ma non sapevo proprio da dove cominciare.
Perciò vi propongo queste bozze che ho trovato, in ritardo di sei anni, ma che spero possano piacere.


Siamo giunti alla fine del 2013, ancora qualche ora e, una volta tornata a scuola, sui compiti che consegnerò, dovrò scrivere una nuova data.
Uhm.. lo ammetto, l' atmosfera di "anno che finisce" non l' avverto, come non ho avvertito l' atmosfera natalizia: succede ogni volta che passo in Giappone il periodo natalizio.
E' per le diverse tradizioni, i diversi modi di fare, ma questa è una cosa che proprio non riesco a farmi andare giù.
Il Natale è una giornata bellissima per me: ci si raduna con tutta la famiglia e si mangia tutti assieme fino a scoppiare! Si parla, si ride, rivedi cugini che stanno dall' altra parte del mondo.. è tutto così bello a Natale! E' anche una giornata altamente snervante, ma ne vale la pena.
E dopo questa festa in famiglia arriva il capodanno! Da passare con gli amici, con i quali aspetti l' anno nuovo, divertendoti. Sono due giornate meravigliose! Io amo questo periodo dell' anno!
Eppure, quando sono qui in Giappone tutto prende un colore diverso: il Natale diventa il 25 dicembre, un giorno come un' altro, con l' unica differenza di vedere commessi vestiti da babbi natale o renne, che cercano di vendere torte di natale, mentre il capodanno è la giornata da passare sveglia aspettando la mezzanotte mangiando mandarini.
Potrei fuggire questa sera e raggiungere il centro per festeggiare in maniera chiassosa, ma visto che ultimamente torno sempre tardi la sera ho deciso che il capodanno lo passerò con il padre (per quando, di capodannesco, per una come me, non ci sarà nulla).
E a proposito di tornare a casa tardi, è vero che il Natale è stata una giornata estremamente spenta, ma i giorni prima e i seguenti sono stati assai piacevoli, semplicemente perché mi sono fatta degli amici!
Perché sì, io fino ad ora non è che possa dire di averne avuti.
Amici sì, ma fino a quando si è a scuola e si parla di scuola. O giù di lì.
Di amici con cui ti scrivi e parli di tutto quello che ti passa per la testa, amici che chiami per chiedere se domani sei libero, amici a cui chiedi aiuto per i compiti: non ero ancora riuscita a farmene. Ora invece sì, e ne sono estremamente lieta.

giovedì 24 ottobre 2013

Quando le ore durano 60 minuti

In alcuni grandi magazzini è già Natale...

Da quand' è che le ore duravano sessanta minuti?
L' avevo dimenticato, rimosso dalla memoria, e ora, a pensarci, ho dimenticato perfino cos' ho provato quando ho scoperto che le ore non duravano sessanta minuti. Conoscendomi, sicuramente, rabbia e frustrazione, per poi lasciarmi cullare dal tempo ed accettare, senza troppa fatica la situazione. Sì perché nella scuola che frequento le ore sono da novanta minuti, con pause da dieci minuti tra una lezione e l' altra.
Ma perché allora, oggi, ieri e domani le mie lezioni si ridurranno di un terzo? Come ho già detto il Bunkasai si avvicina, di conseguenza aumentano anche gli impegni per noi alunni. Questo ha portato a ridurre di un terzo i minuti delle ore di lezioni, per dare più spazio a questo grandioso evento. Sì, grandioso, perché se vedeste che preparativi stiamo facendo lo direste pure voi: grandioso.
Occupandomi dell' accoglienza in questi due giorni ho avuto poco e niente da fare, ma ciò non significa che sono potuta tornare a casa prima: difatti continuo a passare i miei pomeriggi (e serate posso dirlo?) a scuola. Questo mi lascia, tornata a casa, giusto il tempo di mangiare e dormire (quest' ultimo sta diventando un prestigio). Ma è comunque tutto così meraviglioso! L' autunno è arrivato, l' aria fresca (e la voglia di comprarsi vestiti invernali) è arrivata, tutto inizia a prendere un colore diverso. E' la prima volta, dopo circa diciassette anni, che vivo il Giappone autunnale. Intanto passo le mie giornate a scuola, conoscendo meglio i miei compagni, e qualche volta, persone al difuori della mia classe. Questo è l' inizio del mio meraviglioso autunno.
Priclub (mini foto adesive in voga in Giappone).
Da destra: Yuno, io e Imai
 

気が付いたら今年十七年ぶりの日本の秋を過ごすんです。
十七年ぶりってながいものですね。
冷たい空気がふいてきたので、早く秋らしい服を買いたいです。
文化祭で忙しいけど毎日楽しいです。



venerdì 18 ottobre 2013

Fine settimana: Enoshima e Kamakura (conclusione)

 
Dei simpatici amici alla stazione di Enoshima
La mattina mi sono alzata verso le otto. L' idea era quella di dormire ancora un po' vista l' ora in cui mi ero rannicchiata sulla mia poltroncina la mattina stessa, ma non sono più riuscita a chiudere occhi. Così, dopo una colazione di gelato e cioccolata, ho salutato il mio insolito alloggio e mi sono diretta a Kamakura. L' idea di salire su un treno pieno di gente, di prima mattina, non mi attirava, perciò ho iniziato a camminare sotto il sole assaporando quel paesaggio che la sera prima, a causa del buio, mi era stato vietato.
Ho cominciato seguendo la ferrovia, incrociando, ogni tanto, ragazze in divisa scolastica. La strada era stretta e di macchine non se ne vedevano. Arrivata alla stazione di Enoshima ho deciso di salire finalmente sul treno per raggiungere in pochi minuti Kamakura.


Dopo essermi rimpinzata di riso, pesce e miso, mi sono diretta verso in Zeniarai Benten, un tempio famoso per le sue acque sacre, dove, si dice, se si lavano i propri soldi questi aumentino.
Lo si può raggiungere in vari modi: autobus o portantina, ma anche raggiungerlo a piedi è possibile (dista una quindicina di minuti dalla stazione).
Dopo un piccolo tratto in salita, si attraversa un tunnel che porta ad un gruppo di templi e negozietti di souvenir: qui in mezzo vi aspetta il Zeniarai Benten.
Sarà che era un giorno di vacanza, sarà che è famoso, era strapieno di gente.
Ho fatto un giro di ricognizione, poi sono entrata nella grotta che ospita le acque sacre che rendono ricchi.
La grotta che collega al Zeniarai Benten
Bambina che lava delle monete
Anche qui la gente non mancava, ma ci si riusciva a muovere abbastanza bene. Difatti tempo di capire dove recuperare il cestino in cui mettere i propri danari per lavarli, ero già accucciata davanti alla fonte a buttare acqua sulle mie monete da 100 e 500 yen (rispetto le banconote, visivamente parlando, preferisco le monete). Dopodiché mi sono diretta ad un piccolo tempio nascosto agli occhi dei turisti concentrati sulle costruzioni principali ed è lì, che indisturbata, ho congiunto le mani.
Mentre rientravo verso il centro di Kamakura ho deviato per un' altro tempio (se vi indirizzate verso il Zeniarai troverete varie insegne dei vari templi che si trovano intorno alla zona): tempio Sasuke Inari.
Un susseguirsi di torii rossi vi accoglieranno, conducendovi dinanzi ad un piccolo tempietto immerso nella natura.
Non sarete soli: tante piccole statue di volpi attenderanno al vostro arrivo.

Sasuke Inari
Da qui potete raggiungere un sentiero per cominciare un haiking, che però io ho evitato, difatti non so dirvi dove conduca (mi viene da supporre che vi porti dal grande Buddha).
Una volta tornata a Kamakura ho camminato per la città, dirigendomi nuovamente verso Enoshima (solita storia: camminata e da un certo punto treno).
Perché sono voluta tornare ad Enoshima? Durante la prima visita mi ero lasciata sfuggire la statua della Dea Benten: una delle poche statue che la raffigurano nuda. Per tutto il tempo della visita alla zona Kamakura-Enoshima innumerevoli aquilotti (?) mi hanno tenuto compagnia, sorvolando il cielo (fateci attenzione, scendono a terra per rubarvi i cibo). E così che si è concluso il mio piccolo, grande viaggio.
E' incredibile come ti rinfreschi la mente e lo spirito un viaggio. Ti senti rinascere, ricevi talmente tanta energia che saresti in grado si smuovere il mondo. Il tuo mondo. Certo, non fisicamente parlando, perché dopo tutte queste camminate ero più morta che viva, ma la mente, lo spirito, aveva ricevuto un' ondata incredibile d' energia.

Kitsune, volpi

 



lunedì 23 settembre 2013

Fine settimana: Enoshima e Kamakura (2° parte)

coppia dalla campana
coppia ad Enoshima
[ Leggi prima parte]
Come tutte le persone che decidono di passare il fine settimana fuori casa, io, giustamente, non avevo la più pallida idea di dove fermarmi a dormire.
Inizialmente l' idea era quella di fermarmi in un' ostello, ma la cosa, sia per il prezzo che per un cambiamento di umore, non mi ha più convinto, così ho lasciato perdere la possibilità di un letto comodo per dare spazio ad altre due possibilità: karaoke o manga kissa.
Per intenderci la notte al karaoke puoi passarla con pochi spicci, l' importante è prendere il pacchetto "rimango fino alle cinque del mattino"; il manga kissa o manga café, chiamatelo come volete, invece, è una caffetteria aperta 24h su 24, che offre mini stanzette ai clienti. Il prezzo è davvero stracciato e a seconda della caffetteria, vengono offerti vari servizi (quelli di base sono: computer con internet, manga consultabili in loco e consumo di bevande gratis).
Così, mangiando delle patatine fritte a me disgustose, ho imboccato una strada a caso alla ricerca del mio alloggio. Ci fosse stata un' anima per strada! Per quanto fosse una via piuttosto grande nei dintorni c' erano solo case e uffici. Devo dire che nonostante l' assenza di vita di paura ne avevo veramente poca. E dire che in Italia, la sera, mi prendono male persino i dieci minuti di cammino che mi separano da casa del mio amico (mat)Teo.
Ho camminato per una buona mezz' ora, se non di più, fino ad arrivare ad una piccola stazione. Speravo vivamente di trovare almeno il capostazione a cui chiedere alcune informazioni, ma aimè la stazione era talmente piccola che ospitava solo alcune panche e una biglietteria automatica.
Non ero sicura di trovare quello che cercavo nella stazione accanto, così, sia per la stanchezza, che per il non voler camminare per altre viuzze buie mi sono fermata un po' a riposare in questa piccola stazione finché non ho ricevuto un messaggio sul cellulare: una manna dal cielo!Ahah
Era Yuutaro, un ragazzo che avevo conosciuto circa due settimane prima a Kamakura, in spiaggia: lui
strada deserta
lavorava in uno stabilimento, mentre io bazzicavo da quelle parti.
Gli ho chiesto dove potessi trovare un po' di vita: una stazione più avanti, Fujisawa, ospitava ciò che cercavo.
Tra un messaggio e l' altro abbiamo deciso di vederci. Nel mentre lui tornava da Chiba, dove aveva passato la giornata a surfare, io raggiungevo Fujisawa, luogo dell' appuntamento (raggiunto col treno... basta camminare! :p).
Erano le nove meno venti, e proprio davanti alla stazione ho trovato un manga kissa.
Era la prima volta che entravo in un posto simile e, inutile dire, ero abbastanza esaltata (click, guarda il video)! Nel caso perdeste l' ultima corsa del vostro treno o per qualche ragione vi ritrovaste a dover passare la nottata fuori, senza un' alloggio il manga kissa è la soluzione. Centinaia di manga da leggere, videogiochi, internet, TV, cibo, doccia, gelato a volontà (i servizi cambiano a seconda di quale manga kissa andate).
Tra un messaggio e l' altro, un' ulteriore attesa, un piattone di germogli di soia, un cameriere divertito dal mio ordine privo di carboidrati e qualche manga, finalmente Yuutaro è riuscito ad arrivare. Nel messaggio che mi aveva mandato era inclusa questa frase "la macchina è quella bianca".
Credo di aver perso un battito. Macchina? Quale macchina? Insomma, tutti i genitori insegnano ai propri figli di non salire in macchina con degli sconosciuti. Certo, proprio sconosciuti non eravamo visto che ogni tanto ci sentivamo via messaggi, ma comunque non si può dire che fossimo amiconi. Ma nonostante quello che ho appena scritto mi sono presentata davanti a quella macchina [bambini non prendetemi come esempio].
Mettiamo in chiaro una cosa, preferirei che i miei non venissero a sapere di questo perché non la prenderebbero bene, perciò che rimanga un segreto tra me e te (ciao mamma! Lo so che stai leggendo questo post! :D). Nonostante la situazione non ho avvertito alcun senso di pericolo: è anche vero che il pericolo non ti avverte né manda cartoline, ma succede, in certi casi, di percepire nell' aria qualcosa che non va. Ma in questo caso non ho percepito niente, anzi, appena sono salita in macchina abbiamo (ho?) iniziato a parlare, parlare e parlare... sembravamo due amiconi di vecchia data!
Dell' Italia, del Giappone, del lavoro e della scuola. Nonostante fino ad ora non ci fossimo mai effettivamente parlati, siamo andati avanti per ore, come se fosse la cosa più normale del mondo!
Dai, si capiva che Yuutaro era un buono! ;D (?)
Verso le due di notte sono tornata al manga kissa: l' idea era quella di dormire, ma tra la stesura di una lettera, una doccia, manga, gelato, cioccolata calda mi sono acciambellata sulla mia poltrona per dormire alle quattro del mattino passate.
[ Continua...]

la mia mini-stanzetta al manga kissa.
Esistono anche stanzette dove ci si può coricare,
ma vista l' ora erano già tutte occupate.
Mamma, non ti preoccupare, cercherò di non cacciarmi nei guai.





Fine settimana: Enoshima e Kamakura (1° parte)

mare ad Enoshima

La mia avventura è iniziata con un treno sbagliato e un pacchetto di pocky (snack). Google maps mi ha ingannata, per poter usufruire della linea ODAKYU, l' unica, da casa mia, è andare fino a Shinjuku e non Shimbashi come diceva. Così sono arrivata ad Enoshima molto più tardi del previsto, sia per il treno, sia perché sono partita abbastanza tardi, ossia dopo pranzo (la decisione di passare il fine settimana fuori casa l ho presa solo poche ore prima).
Enoshima, un' isola della prefettura di Kanagawa, è un luogo particolare, fatto di innumerevoli piccoli templi, tanti turisti durante il fine settimana e soprattutto tanti scalini in salita e in discesa.
Se venite in Giappone non dico di visitarla assolutamente (evitatela se dovete lamentarvi ogni minuto per la quantità di scalini) ma se ne avete il tempo fatelo.
E' piccolina, tanto che nonostante al mio arrivo l' orologio segnasse le quattro passate, sono riuscita a girarla tranquillamente, per poi essere circondata dall' oscurità che mi ha permesso di godere di un meraviglioso panorama dal faro che si trova sull' isola, nel giardino botanico Samuel Cocking (200 yen giardino più 300 per salire sul faro).

vista dal faro
 
Considerato che sull' isola si trova una campana, sotto la quale ci si promette eterno amore, l' isola brulicava di coppiette. Il che mi ha fatto sentire un poco fuori luogo, ma insomma, si può dire che con me avevo un' amore di macchina fotografica.... mamma mia che tristezza...! Ahah
Sfortunatamente, nella mia avventura ad Enoshima, non sono riuscita a visitare le grotte di Iwaya che, a causa del tifone della settimana scorsa, erano inagibili.
In compenso, al ritorno, volgendo lo sguardo al cielo ho visto una meravigliosa luna rossa.
[ Continua...]
una luna bassa e rossa

venerdì 13 settembre 2013

"Le vent se lève!... il faut tenter de vivre"

laghetto con riflesso
La settimana è iniziata con una sveglia non sentita.Devo dire però, che non è stato un brutto risveglio, perché accompagnato da un bel sogno, popolato di gente che ho conosciuto, nella realtà, solo di vista, ma che in questo sogno erano esistenze importanti per la mia vita.
Giovedì scorso è ricominciata la scuola, non nei modi migliori, lasciatemelo dire.
Incombe il "Bunka-sai", la festa organizzata dalla scuola e dagli alunni, presente in tutti i licei (e università?), dove estranei, ma soprattutto parenti e amici possono visitare la scuola, girovagando tra le aule trasformate, dagli alunni stessi, in case dell' orrore, piccoli caffè, ristorantini, eccetera... per questo c'è premura nel finire i lavori che verranno venduti a questo evento. Noi primini ci occupiamo del cucire borse e grembiuli da cucina, sui quali abbiamo fatto dei ricami.
In classe siamo stati divisi in sette gruppi da circa sei persone l' uno, ma visto che ci sono alcuni che per quanto iscritti si fanno vedere una volta ogni morte di papa, ci sono gruppi con poche persone e tanti lavori.
Come primo giorno di scuola la professoressa responsabile ha pensato bene di vietarci di tornare a casa fino a lavori finiti. Inutile dire che solo un gruppo è riuscito a tornare a casa circa un' ora dopo il suono della campana.
I sei gruppi rimanenti (tra cui il mio) hanno continuato per ancora un lasso di tempo indefinito, fino a quanto, sconsolata, la professoressa ha deciso di darci il permesso di tornare a casa.
I grembiuli li abbiamo finiti la mattina seguente, mentre la borsa... non saprei dire, se ne sta occupando un ragazzo del gruppo (spero vivamente se ne stia occupando).

puntaspilli
Mi sono resa conto, in questa settimana, che ho perduto il carica batteria della macchina fotografica. Fortunatamente questo è avvenuto dentro le mura di casa, perciò, suppongo, che con una ricerca un poco più approfondita possa saltar fuori.

Nonostante l' inizio abbastanza traumatico della scuola, il resto delle giornate è passato tranquillamente, anzi, molte volte la mattina, me la sono presa con calma arrivando a scuola senza eccessivo anticipo.



風立ちぬ,
immagine trovata su Google.
 Infine la settimana è finita con un film: 風立ちぬ(kazetachinu), nuovo titolo dello Studio Ghibli.
Sono "fresca" di questo film, film che, come dirò più avanti, ha bisogno come minimo di due visioni per iniziare a comprenderlo; perciò può darsi, che più avanti scriva nuovamente su questo lungometraggio.
E' stato tutto molto improvviso, ho deciso quasi all' ultimo di andare al cinema e avendo paura di non arrivare in tempo allo spettacolo, d' un tratto mi sono messa a correre.
Alla biglietteria ho conosciuto una simpatica vecchiettina che anche lei, come me, andava a vedere questo film.
L'ho rincontrata anche all' uscita della sala, in bagno: io mi stavo tamponando gli occhi con un fazzolettino bagnato perché avevo pianto.
Lei mi ha detto qualcosa riguardo il film, non avevo capito bene, ma quando ho fatto per risponderle un nodo alla gola mi ha fermata.
Qualsiasi cosa avessi detto, in quel momento sarei scoppiata nuovamente a piangere.
Le scene di questo film erano così vive dentro di me che non potevo far altro che stare in silenzio a riguardarmele, nella mente, cercano di assorbirle completamente, capirle ancora di più o avrei pianto di nuovo.

Mi è piaciuto davvero molto. E' il film con più sbalzi temporali dello Studio, e ogni tanto si rischia di perdersi tra il sogno e la realtà. Ma che meraviglia.. i colori, i suoni, i gesti e il vento! Lo senti davvero, lo vedi nella tenda che si muove, dalle pagine del libro che non stanno ferme, dai capelli. Nulla è dato al caso, le immagini ti circondano, e non sei più solo uno spettatore al cinema.
Questo è uno di quei film che devi, come minimo, guardarlo due volte per iniziare a comprendere. Dico "iniziare", perché i film dello Studio Ghibli vanno scoperti, a poco a poco, perché ad ogni visione c'è sempre qualcosa di nuovo: questi film, nonostante alcuni siano impressi su pellicole da più di dieci anni, continuano a muoversi, a cambiare, a crescere. Assieme a noi.

Totoro a Odaiba